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Takla Makan e Circadiana
di Flavio Massarutto
(Dal volume: ORCHESTRE DI IMPROVVISAZIONE. Saggi, ricerche e materiali
Edito da Associazione culturale Phophonix, 2003)

Sul finire degli anni ’90 l’attività di una parte dei musicisti di ricerca dell’area milanese si è coagulata nell’associazione Takla Improvising Group. Il nome scelto, derivato dal deserto asiatico Takla Makan, rende bene l’idea delle intenzioni del gruppo: la musica come esplorazione, come ricerca dello/nello spazio. Affini alla tedesca FMP (che non a caso distribuisce i dischi della loro Takla Records) ma non tanto al nichilismo sonoro degli esordi quanto a una certa idea di ricostruzione dopo una sorta di guardando da un lato agli esiti della musica colta contemporanea (Webern, Cage) e dall’altro alla scuola dell’avanguardia afroamericana (AACM, Braxton) omaggiata ad esempio nel CD .

Tra i dischi e i progetti che hanno visto protagonisti i suoi membri ci sono formazioni che vanno dal solo fino al quartetto e anche un’orchestra-laboratorio riunita dal clarinettista Fabio Martini denominata che ha prodotto nel 1998 un notevole disco per l’inglese Leo Records; . Un’ora di musica che si forma sotto un severo controllo sfruttando i molteplici colori al suo interno dilatando e addensando gli spazi e mantenendo un preciso profilo collettivo pur nell’ampia libertà concessa ai singoli. Oltre al leader ci sono: Giancarlo Locatelli ai clarinetti, Sergio Notari al corno inglese, Marina Ciccarelli al trombone, Luca Venitucci alla fisarmonica, Angelo Avogadri alla chitarra, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, Filippo Monico e Fabrizio Spera alle percussioni e Massimo Falascone ai sax alto, sopranino e baritono.

Quest’ultimo ha utilizzato parte degli stessi musicisti (Avogadri, Martini, Locatelli, Ciccarelli, Spera) affiancando loro Alberto Braida al piano, Pasquale Innarella al corno francese e al sax tenore e Gianfranco Tedeschi al contrabbasso per il bel lavoro .
Realizzato tra il 1998 e il 2000 esso è un’interpretazione musicale del celebre <2001: Odissea nello Spazio> di Stanley Kubrick formata da composizioni, improvvisazioni e strutture dinamicamente ma strettamente collegate al film. Frutto di un impegno che ha comportato un anno di studio e documentazione e un altro per la composizione, il lavoro è un’interpretazione musicale del film e non una colonna sonora, con momenti di grande interesse e alterna parti solistiche (notevole quella del pianista Alberto Braida) e collettivi con la presenza di due brani non originali: di Carla Bley e l’incantevole, spiazzante che conclude perfettamente il viaggio sonoro. Va detto che l’opera non ha avuto, come spesso accade, l’attenzione che merita da parte degli operatori. Falascone partecipa oggi anche ad altre orchestre di improvvisazione come , nata al festival Controindicazioni e la , legata al C–JAM (Collettivo Jazzisti Autogestito Milanesi). Disciolto il nucleo dei soci fondatori oggi Takla Improvising Group continua l’attività di ricerca organizzando fra l’altro festival e workshop di musica e danza.